
Perché lo smartphone non è un premio: educare al digitale con consapevolezza
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- Date 4 Dicembre 2025
Educare al digitale prima dello smartphone: la metafora del muro della scuola
È sempre più frequente che a 9–10 anni i bambini inizino a chiedere lo smartphone. A volte accade in occasione di una comunione o una cresima:
“Me lo regali? Ormai ce l’hanno tutti!”
E molti genitori cedono: per paura che il figlio resti escluso, per timore che venga tagliato fuori dalle chat della classe o semplicemente perché “sembra maturo”.
La legge però è chiara. Non è una questione di “pronti o non pronti”: l’utilizzo dei social e di WhatsApp è vietato prima dei 13 anni. Non è una raccomandazione, è una tutela legale e psicologica.
Un bambino può essere intelligente, veloce, tecnologico… ma non è ancora pronto alla gestione emotiva e sociale che il mondo digitale richiede.
È come pensare di dare la patente a un sedicenne solo perché “sa sterzare benissimo”.
La maturità tecnica non è maturità emotiva.
La manualità non è autocontrollo.
La curiosità non è consapevolezza.
Cosa possiamo fare nell’attesa che abbiano l’età giusta?
Quando i bambini chiedono insistentemente il telefono, possiamo aiutarli a comprendere il motivo del nostro “non ancora”:
spiegando le ragioni della scelta
distinguendo tra desiderio e reale necessità
chiarendo che non è un limite personale, ma un limite di legge
Una frase utile può essere:
“Non è che non mi fido di te. È che certi strumenti richiedono un’età minima.”
Nel frattempo, possiamo iniziare l’educazione digitale, elemento fondamentale per prevenire rischi futuri.
Significa parlare insieme di:
cosa è privato e cosa è pubblico
cosa è lecito e cosa no
perché le parole online hanno lo stesso peso che nella vita reale
Quando un giorno avranno lo strumento in mano, saranno già più pronti a usarlo con responsabilità.
La regola del muro della scuola: una metafora semplice e potentissima
Una metafora immediata e molto efficace da proporre è la regola del muro della scuola:
“Online non pubblichiamo nulla che non vorremmo vedere scritto o appeso su un muro davanti a tutta la scuola.”
Perché funziona?
è concreta
è visiva
parla il loro linguaggio sociale
richiama un contesto reale e immediato: i compagni
Possiamo applicarla con esempi pratici:
“Metteresti una tua foto imbarazzante sul muro della scuola?”
“Vorresti che tutti leggessero un tuo messaggio privato?”
“Ti piacerebbe se tutti sapessero dove abiti?”
“Vorresti che appendessero una foto di te mentre piangi?”
Il bambino capisce subito.
Senza drammi, senza minacce, senza cyber-panico.
Non generiamo paura: generiamo consapevolezza.
Il messaggio è semplice:
“Tu meriti protezione e rispetto.”
Non lavoriamo sul terrore, ma sugli strumenti interiori.
Non solo regole esterne, ma capacità personali.
Lo smartphone non è un premio: è uno strumento di esposizione pubblica
Per questo motivo non può essere considerato un trofeo o un segno di crescita.
È uno strumento complesso, che richiede:
consapevolezza
rispetto di sé
rispetto degli altri
Prepararli prima significa alleggerire il loro futuro digitale e permettere loro di entrarci con maggiore sicurezza, calma e responsabilità.
DIMANDA è un'associazione che opera nel territorio di Monza e Brianza.
I nostri specialisti educativi dialogano e lavorano in sinergia con i professionisti dell'ambito riabilitativo per aver uno sguardo sul bambino ampio e sempre accogliente.
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